La mia valvola

Nella vita si hanno poche occasioni per scegliere e per sentirsi liberi, e io qui voglio essere libero.

giovedì 10 maggio 2012

Riflessione

Ieri pomeriggio preso da un terribile mal di testa ho dovuto abbandonare il mio pc, e mi sono sdraiato sul divano accendendo la televisione. Ho acceso il mio apparecchio e ho iniziato a fare zapping per tutti i canali del digitale terrestre. Non cercavo qualcosa di preciso, ma visto che mi interesso di scienza nella sua più ampia accezione, cercavo qualcosa di interessante sotto questo punto di vista, qualcosa che parlasse di un argomento di biologia, piuttosto che di matematica , geologia, chimica e chi più ne ha , più ne metta.
Ebbene ieri sono uscito sconfitto dal mio tentativo. In un numero svariato di canali non sono stato in grado di trovare una trasmissione che sia stata una di divulgazione scientifica, così ho cominciato a riflettere.
Noi viviamo in un mondo che è sostenuto dalla scienza. Grazie alle scoperte soprattutto nel campo della chimica e della medicina la nostra speranza di vita è aumentata , quasi raddoppiata nell'ultimo secolo. Grazie alle leggi della fisica messe a punto da persone che dedicano una vita alla scienza (e all'umanità) possiamo usufruire della maggior parte dei nostri apparecchi tecnologici di qualsiasi tipo. In ogni angolo di mondo che osserviamo c'è un frutto di conquiste scientifiche costate fatica e sacrifici.
Come è possibile dunque che la televisione, quella pubblica in particolare, non abbia il minimo interesse nel diffondere la cultura scientifica che ci ha portato a questo punto?
A questa domanda ovviamente nessuno sa rispondere, o per lo meno non io, però ci ho riflettuto un po' e mi sono fatto una mia idea.
La mia impressione è che l'ignoranza che ahimè in ambito scientifico è molto diffusa tra la popolazione si autorigenera, si autoprotegge. E' in questo modo che l'ignoranza genera ignoranza , la tradizione popolare conserva sè stessa. E' come se la scienza non riuscisse , per quanto usata in senso pratico, ad entrare nelle vite di tutti; è come se rimanesse solo una cornice sconosciuta in un mondo dove continua a prevalere la non-cultura, la tradizione.
Ora mi si potrà dire che sono fissato con questa cosa, che sono accanito, di parte e tante altre cose, però io voglio dare una parte di colpa alla religione. Lo dico apertamente, secondo la mia modestissima opinione, se le persone non riescono a porsi domande, a ragionare in senso critico a oziare nella loro ignoranza e a disinteressarsi della scienza affidandosi a persone che pensano per loro, è anche colpa della religione, anzi, della mentalità religiosa.
Questa è infatti una mentalità che si basa su presunte verità non dimostrate e liquida qualsiasi ignoranza o dubbio con la soluzione divina. La religione fa una cosa che è quanto più nociva per l'essere umano e per la sua intelligenza: fornisce risposte semplicissime a tutto. Poco importa se queste risposte non sono fondate, si danno per certezze, e la fede fa il resto. In questo senso essa è il miglior modo per smettersi di porsi domande, di chiedersi il funzionamente delle cose, del mondo; che senso ha d'altronde chiedersi il perchè delle cose quando già si parte dall'assunto di sapere la causa prima di tutto?
Mi si potrà argomentare che sono esistiti molti scienziati religiosi, e questo non lo metto in dubbio, ma probabilmente erano persone con una innata acutezza , acutezza che la religione non è riuscita a soffocare; erano persone alle quali non bastava la verità in scatola che ogni religione ha da svendere.
Purtroppo in Italia vige l'abitudine di essere religiosi, non la convinzione. E così di generazione in generazione si trasmette questa tradizione, che in una certa misura secondo me è deleteria per il paese. Infatti i bambini sono abituati a obbedire ai genitori senza che a questi venga spiegato il perchè, ma questo non è altro che un'abitudine culturale che ha permesso l'accelerazione dell'apprendimento educativo. Quando questi "ordini" di un genitore riguardano altre cose, ciò è vantaggioso per un bambino?
Voglio dire, finchè si dice ad un bambino "non giocare con il coltello" ciò è vantaggioso nella misura in cui il bambino se ubbidirà capirà che non deve giocare con il coltello, e se non lo farà proverà sulla sua pelle (in tutti i sensi) questa esperienza, e al primo dolore capirà che in effetti l'adulto aveva ragione.
Quando queste prescrizioni non sono però al fine educativo ma al fine conoscitivo , per me c'è una differenza sostanziale. Ad esempio, se ad un bambino lo si crescerà con l'idea di un Dio che ha creato il mondo, con l'inferno che lo aspetta se si comporta male, o il paradiso che lo attende se al contrario si comporta male, come potrà questo bambino crescere libero intellettualmente? Come fa un bambino a capire veramente come funziona il mondo quando la responsabilità dell'accadimento di un qualsiasi evento, o il suo non accadimento vengono regolarmente attribuiti ad un Dio che un bambino nemmeno vede? Io penso fortemente che tutto ciò renderà di difficile comprensione per un bambino il fatto che nella vita bisogna darsi da fare per ottenere ciò che si vuole, e che se qualcosa accade o meno la responsabilità o la mancanza è sua. Inoltre un bambino dovrebbe crescere con una prospettiva di indagine nei confronti della realtà, non con dei genitori che dispensano verità che impediscono al figlio di porsi domande e ancor di più di rispondere.
E' vero che un bambino non capirà mai fino ad una certa età che gli oggetti cadono a causa della forza di gravità esercitata dalla Terra su di noi, ma ciò non significa che dobbiamo dargli una risposta preconfezionata sul fatto, quanto dobbiamo cercare di stimolare la sua curiosità e la sua voglia di capire il mondo, cosa che per me la religione non fa.
Tutto questo sproloquio è per dire che se oggi si preferisce il grande fratello, amici, uomini e donne e tutto il resto della spazzatura che viene trasmessa in tv non solo in prima serata ma anche nelle fasce dove è più presente un pubblico infantile, è colpa del fatto che alla gente non piace pensare, non ci è abituata. Come potrebbe voler vedere un programma dove deve attivamente utilizzare il cervello per capire ciò che viene detto come in un programma di divulgazione scientifica, quando dall'altra parte ha un programma studiato per richiedere un uso totalmente passivo della televisione da parte dello spettatore? E' chiaro che non potrebbe, e allora non mi meraviglio se gli unici due programmi scientifici che io conosca sono trasmessi in orari improbabili di giorni improbabili, come la seconda serata di Domenica. Non mi meraviglio se tutte le settimane vengono trasmesse messe e funzioni su canali pubblici , se esistono canali come Tele Padre Pio, Fatima TV , TelePace ecc. facilmente accessibili a tutti, e non esista un solo canale di divulgazione scientifica. In un mondo come quello della TV dove l'auditel è sovrano perchè un canale pubblico dovrebbe trasmettere argomenti impegnati come la scienza quando può guadagnare di più assecondando le persone nella loro ignoranza? E' semplice, non può farlo, e infatti non lo fa. Nemmeno la televisione pubblica si interessa di questi fatti. Ora come ora abbiamo Rai 1,2,3,4,5, premium,sport, movie,news e altri ancora e nessuno di questi si occupa di scienza, nessuno. A me viene da pensare che abbiamo tutti il cervello atrofizzato, chi più chi meno, e che forse alla gente va bene così.